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Vi raccontiamo il fundraising e lo facciamo a modo nostro.10 città “comunque” capitali della cultura e il ruolo del fundraising

In qualità di esperto di fundraising per la cultura sono stato chiamato dalla Fondazione Scuola dei Beni e delle attività culturali e dal Ministero della Cultura a partecipare a Cantiere città, un interessante percorso rivolto a dieci città che si sono candidate a Capitale della cultura 2024 affinché le loro progettualità, anche se non sono state nominate “capitale”, vengano comunque portate avanti.
Questo percorso ha visto un primo incontro con tutte le città: Ascoli & Piceno • La cultura muove le montagne, Chioggia 2024, Grosseto 2024, Città di Mesagne, Sestri Levante con il Tigullio 2024, Siracusa2024, Unione dei Comuni Paestum Alto Cilento, Viareggio Capitale Italiana della Cultura 2024 e Vicenza 2024 e Pesaro 2024 – Capitale italiana della cultura, vincitrice del titolo per il 2024. Partendo dalla presentazione dei programmi sono stati individuati, tra i tanti, i progetti che le città intendono portare avanti anche non avendo vinto e si è compiuta una loro prima analisi sotto quattro profili: Policy e valutazione delle policy; Innovazione e pratiche culturali; Fundraising e processi partecipativi; Audience development ed engagement.
A me, chiaramente, è spettato il tema del fundraising anche se è evidente che i quattro esperti (Bertram Niessen, Damiano Aliprandi e Francesca Velani, oltre a me) hanno frequentemente intrecciato i loro punti di vista.
Da questo impegno traggo alcune considerazioni generali che mi piace condividere con una platea più ampia.

Massimo Coen Cagli partecipa come esperto a Cantiere Città.
Capitale della cultura: non una semplice gara
Primo. Quella per diventare Capitale della cultura non è una gara (o almeno non solo). È un’opportunità che costringe le città (o un insieme di loro) a pensare in modo strategico lo sviluppo a base culturale di un territorio insieme agli stakeholder tra i quali va considerata principalmente la comunità non solo in qualità di fruitore ma come “titolare” di un patrimonio materiale e immateriale da mettere a frutto per il proprio e l’altrui benessere. Da questo punto di vista l’iniziativa voluta dal Ministero è quanto mai opportuna perché riconosce il valore aggiunto rispetto alla competizione e ne fa oggetto di un investimento sul rafforzamento di competenze e conoscenze necessarie a implementare con efficienza ed efficacia i progetti.
Il fattore umano
Secondo. Nei comuni candidati, ma più in generale nelle partnership che attorno alla prospettiva di essere capitale si sono create, c’è una qualità umana, sociale e culturale enorme. Intendo qualità fatta di persone (talvolta assessori, altre volte dirigenti o funzionari, o addirittura rappresentanti di organizzazioni sociali). Credo che valorizzare tale qualità e quindi rafforzare il ruolo di questo personale anche liberandolo, se possibile, dalle talvolta anguste pratiche amministrative e burocratiche, sia una misura veramente strategica. In altri termini, lo sviluppo a base culturale passa necessariamente dal fattore umano e non da altri fattori.
Gli strumenti di fundraising più adatti per passare all’azione
Terzo. Gli aspetti che molti di noi ritengono essenziali nella progettazione culturale, ossia l’audience development, i processi partecipativi, il fundraising, i modelli di governance sociale della cultura, erano tutti presenti all’interno dei progetti presentati. Magari in modo debole sotto il profilo metodologico e tecnico, ma erano tematizzati. Ciò vuol dire che, dopo tanti anni di impegno (parlo sul versante del fundraising ma credo sia così anche per altri aspetti), questi temi sono ormai condivisi. E il fatto che la Fondazione abbia voluto un confronto proprio con esperti su tali aspetti mi sembra un passaggio fondamentale e non scontato. A questo punto, però, offrire ai protagonisti i giusti strumenti di fundraising è un’azione fondamentale per passare dalle intenzioni ai fatti.
Un nuovo paradigma per il fundraising
Quarto. Di conseguenza siamo di fronte ad uno scenario che non può che sfidare il fundraising: da insieme di tecniche per finanziare progetti sociali a una strategia di sostenibilità dei processi di sviluppo di una comunità. Mai, come in questo caso, fundraising e creazione di welfare (culturale e sociale) sono andati a braccetto. Il fundraising però deve essere in grado di ripensare il paradigma all’interno del quale si è sviluppato negli ultimi decenni: da tecnologia per il non profit a tecnologia per la comunità; dalla separazione tra chi chiede e chi dona ad una visione che chi chiede e chi dona sono membri di una medesima comunità. E non è una sfida da poco.

Massimo Coen Cagli partecipa come esperto a Cantiere Città.
In conclusione
Tra le righe di questo bellissimo confronto, è riemersa l’anima profonda del fundraising culturale italiano che, da sempre (da secoli), ha sempre visto le comunità (fatte di ricchi e di persone normali, di aziende e di organizzazioni sociali, di amministrazioni e di altre istituzioni) essere protagoniste di un processo di investimento sociale sulla reazione del welfare. Quindi un’occasione per riscoprire e valorizzare l’identità più politica e sociale del fundraising italiano.
Il programma della Fondazione andrà avanti con forme di accompagnamento nello sviluppo dei progetti e ulteriori confronti con gli esperti durante tutto l’anno.
Da questo percorso mi attendo grandi spunti innovativi a beneficio non tanto e non solo delle città che si candidano a capitale della cultura, ma di tutte quelle che esprimono una reale volontà di investire sullo sviluppo a base culturale e che desiderano farlo attraverso processi partecipativi e non mediante il mero ricorso a fondi pubblici. Che è poi una delle strade più importanti per garantire lo sviluppo del Paese.
1 commento
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Massimo Coen Cagli
Direttore scientifico della Scuola, consulente e formatore senior, esperto in strategie di fundraising.
Veramente interessante questa riflessione e questo impegno. Certamente indica quante risorse umane e disponibilità ci sono nei paesi e nelle città e quanto sia importante valorizzare, dare una prospettiva e gli strumenti per arrivare ad un obiettivo condiviso. Indica anche come è sempre più importante (per me necessario!) puntare sulla cultura come leva per lo sviluppo… soprattutto in questi “tempi bui”.
Questa iniziativa “annaffia” un pò la mia malmessa speranza e mi incoraggia ad essere “in gioco”.
Grazie